Il sale, un amico o un nemico?

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Il sale, un elemento importante della nostra cucina

Nella nostra cultura popolare il sale ha sempre avuto un posto di rilievo. Non per niente il proverbio “aver poco sale in zucca” identifica il cloruro di sodio come simbolo di saggezza. Chi non ha sale in zucca infatti è considerato uno sciocco, una persona poco intelligente. Pare che nell’antichità Ebrei, Greci e Romani utilizzavano il sale nei loro riti sacrificali come emblema dell’incorruttibilità; nel Medioevo era utilizzato a scopi di protezione contro gli influssi maligni, come quelli derivanti dalle streghe; ai tempi dei Longobardi, invece, si offriva insieme al pane come segno di accettazione di un ospite straniero e quindi della sua inviolabilità. Addirittura Gesù, nel Vangelo di Matteo, definisce i suoi discepoli il “sale della terra”, poiché votati a dare sapore alla vita diffondendo la parola di Dio.

Insomma, sembra che il sale debba necessariamente avere delle proprietà miracolose, altrimenti tutte queste storie non si spiegherebbero. Tuttavia, questa è sola una mezza verità, ci sono parecchie cose, infatti, che i fanatici del sale a tavola non conoscono e dovrebbero sapere.

Prima di tutto, bisogna avere cognizione del fatto che il nostro fabbisogno di sale giornaliero si aggira intorno ai 3-5 grammi, mentre le statistiche parlano di un uso medio quotidiano in Italia decisamente più alto, con vette vicine ai 25 grammi al giorno. Tale abuso, purtroppo, può causare seri problemi quali, per citarne alcuni:

  • Affaticamento renale;
  • Alterazione dei vasi sanguigni ed aumento della pressione;
  • Aumento del rischio di insurrezione di gravi malattie come arteriosclerosi, ipertensione e infarti.

D’altronde, questa smodatezza spesso non dipende solo dalla viziosa natura dell’uomo, ma dalle stesse case produttrici alimentari che spesso incrementano le dosi abituali di sale nei loro prodotti. Si ricordi, a tal punto, che i cibi a maggior concentrazione salina sono i salumi in generale, il burro, la patatine, le salse, i surgelati, i formaggi stagionati, i prodotto in scatola, i dadi ed i cibi precotti.

Cosa dovremmo fare allora? Un metodo semplice, consigliato a chi difficilmente riesce a fare a meno di questo antico ingrediente, consiste nel sostituire il sale raffinato, normalmente usato dagli italiani, con quello integrale, reperibile nei supermercati ed, a volte, anche nelle tabaccherie.

Il secondo metodo, più banale, è consumare meno sale, sacrificando quei pasti a ricca concentrazione menzionati precedentemente, ed abbondando, invece, l’uso di alimenti poveri di sale come legumi, cereali e le verdure

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